Al Vinitaly, Young to Young presenta tre cantine simbolo della vitalità del sistema vitivinicolo italiano Tre cantine per tre vini, alla base di una degustazione d’eccezione e un po’ fuori dai canoni abituali grazie all’iniziativa ideata e curata da Il Golosario di Paolo Massobrio in collaborazione con Vinitaly, giunta quest’anno alla sua quinta edizione. Una degustazione guidata con sapienza dallo stesso Massobrio, ben coadiuvato da Marco Gatti. Young to Young, ovvero da giovani (vignaioli) a giovani (wine blogger), in un mondo del vino che ha bisogno (eccome ne ha bisogno) di nuove spinte e nuovi stimoli, di iniezioni di coraggio e fiducia nel futuro, di aria fresca da respirare a pieni polmoni tra i filari come in cantina. Ed è quella che si respira assaggiando i tre vini in degustazione: Malvarosa 2016, un rosato da uve Magliocco di Tenute Pacelli, realtà vitivinicola ai piedi del Pollino in Calabria; Riserva degli Angeli, un Capriano del Colle Doc (da uve Marzemino 60%, Merlot 20%, Sangiovese 10% e Cabernet 10%) 2015 della Cantina Lazzari ubicata nella Bassa bresciana; Dolcetto di Diano d’Alba Superiore Garabe 2016 della piemontese Cantina Giovanni Abrigo. Inizio da quest’ultimo, un Dolcetto che rispecchia in toto il valore della terra di Langa. Del resto gli Abrigo, una famiglia che produce vino da cinquant’anni (oggi alla terza generazione), sono ben radicati nel territorio dal 1968, quando il fondatore Giovanni acquistò la Cascina dei Crava in quel di Diano d’Alba, dando vita alla cantina che, negli anni, ha sempre continuato ad essere gestita dalla famiglia, oggi guidata dai giovani nipoti Giulio e Sergio ben coadiuvati dal padre Giorgio. Un Dolcetto, si diceva, frutto di un assemblaggio di uve da vigne diverse, vinificate separatamente ed affinato in acciaio per qualche mese. Di un rosso rubino impenetrabile con sentori di ciliegia, questo Dolcetto al palato si presenta secco evidenziando una base tannica rotonda e delicata, con nel finale leggere note di mandorla amara. Buona la beva, con un’acidità ben presente che ne sostiene il sorso. Un vino da degustare con calma, magari davanti ad un bel focolare, amabilmente conversando con gli amici più cari. Riserva degli Angeli 2015, Capriano del Colle Doc: rosso vino di punta della cantina Lazzari, guidata dai giovani Davide e Giordano sotto l’occhio ancora vigile di nonno Fausto (classe 1932). Un vino di cui tutti gli appassionati dovrebbero avere minimo un paio di bottiglie in cantina, a dispetto di una Doc quasi sconosciuta. Ad una prima fase di maturazione in acciaio (5/6 mesi), il vino viene affinato in barrique e botte grande di rovere per poi riposare altri dodici mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. Dal colore rosso intenso con sentori di confetture, al palato si distinguono piccoli frutti rossi con note vanigliate proprie del legno unite a gradevoli note speziate. Un vino indubbiamente ben strutturato, sostenuto ma elegante con l’alta alcolicità che non ne inficia la beva grazie a tannini dolci e vellutati. Veramente un bel prodotto. L’azienda è a conduzione biologica. E’ il caso di dire che non è tutto Franciacorta in territorio bresciano. Ultimo ma non ultimo (anzi...) dell’odierna degustazione, Malvarosa 2016, un vino rosato da uve Magliocco prodotto dalle Tenute Pacelli in quel di Malvito (Cs), vino sul quale puntano molto mamma Clara e le figlie Carla e Laura, che gestiscono l’azienda insieme al padre Francesco. L’azienda era di proprietà dei Baroni La Costa sin dal 1700, ma è solo a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso che il Barone Gaetano La Costa decise di impiantare i primi vigneti, oggi di proprietà del nipote Francesco Pacelli, con la cantina (10 gli ettari vitati per una produzione annua di circa 40mila bottiglie) condotta in regime di agricoltura biologica. Malvarosa, un vino fresco e rotondo con sentori di frutti rossi (quasi un rosso...) che può accompagnare l’intero pasto. Dotato di struttura complessa, carico e non immediato ma molto piacevole (e detto da uno che non ha i rosati nelle sue corde vale ancor di più). Un bel vino, simbolo di una cantina emergente in una regione che deve ancora esprimersi al meglio dal lato vitivinicolo (dove non c'è solo Librandi, che per altro fa ottimi vini, e non vi è solo il Ciro’). Da dire che tutti e tre i vini presentati possono essere acquistati senza svenarsi economicamente (dai 10 ai 20 euro in enoteca). Un convinto plauso va agli organizzatori della kermesse, con Young to Young che mette a confronto giovani vignaioli con giovani wine blogger (nel mio caso è la classica eccezione che conferma la regola), (ri)dando al vino l’importanza che merita scevra da qualsivoglia pregiudizio e/o compromesso, come purtroppo sempre più spesso avviene ultimamente. Vinitaly è, per fortuna, anche questo. Chapeau! In foto: Laura (Tenute Pacelli), Giulio (Cantina Abrigo) e Davide (Cantina Lazzari)
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PIERO LUCIANIGiornalista pubblicista appassionato di vini, in particolare bollicine. Amo bere bene in compagnia possibilmente al cospetto di una buona tavola. Archivi
Maggio 2023
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