A Verona anche i ragazzi della Locanda Centimetro Zero con i loro vini, ospiti del proprio mentore, il wine maker internazionale Roberto Cipresso Torna Vinitaly e tornano (subito) le emozioni. Atmosfera da (grande) ripartenza quella respirata in tutti i padiglioni di VeronaFiere, nel corso della 54^ edizione del “Salone dei vini e distillati”, tenutosi nella città scaligera dal 10 al 13 aprile scorsi, dopo due anni di forzato stop dovuto alla ben nota pandemia. Una voglia di ripartire che è sembrata aver contagiato tutti, a dispetto di una situazione ancora non certamente fluida e resa incerta anche dalla guerra russo-ucraina.
Oltre 4.400 gli espositori, arrivati a Verona da ben 19 nazioni, ben 700 i “top buyer” accreditati provenienti da oltre 50 Paesi (nord Americani in particolare, assenti per ovvii motivi i Russi): questi i numeri che, insieme alle migliaia di visitatori che sin da domenica 10 mattina hanno affollato i padiglioni, fanno ben sperare per una nuova stagione dove il vino italiano sia in grado di recitare la parte da protagonista. Un’edizione 2022 che, oltre a mettere in mostra il fior fiore della aziende vitivinicole nazionali, è servita anche per capire l’alto livello qualitativo raggiunto dai nostri vini, siano essi prodotti da viticoltura convenzionale che biologica e biodinamica. Risultati conclamati anche nel corso delle tante degustazioni in calendario, discussi e approfonditi nei diversi dibattiti e master class. Nutrita come sempre la rappresentanza delle aziende vitivinicole marchigiane e picene in particolare, raccolte per lo più nel padiglione numero 7 (sempre il solito), con altre cantine invece collocate nei propri ambiti di riferimento (dalla FiVi, associazione di viticoltori indipendenti, a Vinitaly Bio a Vite). Potrei a questo punto soffermarmi sulle realtà vitivinicole più conosciute, più o meno blasonate, più o meno glamour, che pure ho avuto modo di avvicinare degustando alcuni dei propri vini. Invece no, perché vorrei che trovasse spazio in queste poche righe una realtà molto particolare, che non è ancora un’azienda vitivinicola vera e propria ma che ha tutti i presupposti per diventarlo presto, visto che già i vini li produce. Mi riferisco ai ragazzi della Locanda Centimetro zero di Pagliare del Tronto, presenti quest’anno al Vinitaly con i propri Soqquadro bianco e Soqquadro rosso, in aggiunta all’ultimo arrivato, uno spumante rosè da metodo charmat: vini piceni da uve locali (pecorino, passerina, montepulciano, sangiovese) coltivate in vigneti della vicina collina offidana, e vinificati (per il momento) a Montalcino, presso la cantina di Roberto Cipresso, vignaiuolo molto conosciuto ed uno dei più grandi wine maker del mondo, che con i ragazzi della Locanda – tutti disabili - ha stretto un rapporto di profonda amicizia e collaborazione. Una collaborazione che ha fatto sì che gli stessi ragazzi potessero partecipare al Vinitaly, dove i loro vini hanno trovato spazio occupando parte della postazione riservata proprio alla cantina Cipresso, presso il Padiglione 9 della regione Toscana. Davide, Giulia e Costantino, in rappresentanza di tutta la squadra che a Pagliare anima il ristorante della Locanda sociale - progetto ideato e portato avanti dall’inossidabile duo formato da Roberta D’Emidio ed Emidio Mandozzi –, hanno avuto il loro bel da fare con bicchieri e bottiglie, intenti a presentare e a spiegare ai tanti avventori i vini da loro stessi prodotti, i quali hanno riscosso un ottimo successo anche di critica. Ragazzi che hanno potuto precedentemente beneficiare di una preparazione sul vino grazie a lezioni tenute presso la Locanda dal responsabile regionale e curatore della guida Slow Wine, Francesco Quercetti. Un progetto, quello della Locanda Centimetro zero, che nel corso dei sei anni dalla sua creazione ha inanellato una serie di successi e di soddisfazioni e che ora con la produzione di vino allarga ancor di più i propri orizzonti (oltre al ristorante, i ragazzi si occupano delle colture orticole, dei cereali e, da qualche tempo, anche di cioccolato), secondo i dettami culturali del “Buono, giusto e pulito”, termini coniati dal Slow Food e dal suo presidente Carlin Petrini. E dal sodalizio con un maestro del calibro di Roberto Cipresso non potranno che arrivare ulteriori soddisfazioni per tutti i ragazzi.
0 Comments
|
PIERO LUCIANIGiornalista pubblicista appassionato di vini, in particolare bollicine. Amo bere bene in compagnia possibilmente al cospetto di una buona tavola. Archivi
Maggio 2023
Categorie |