Oltre 500 biglietti venduti solo in prevendita, sessantadue vignaioli presenti con una referenza complessiva di oltre 300 vini. Pubblico delle grandi occasioni – soprattutto giovane e molto interessato -, quello che si è dato appuntamento sabato 6 maggio scorso presso il complesso ex convento di San Francesco ad Offida, per la seconda edizione del “Sabato del Vignaiolo”, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali dei propri soci. Per le Marche la scelta è caduta su Offida e, a ragion veduta, mai scelta fu più azzeccata. Fin dal mattino (la manifestazione è andata avanti per tutta la giornata, dalle 10,30 alle 19), stuoli di persone hanno iniziato ad affollare il padiglione dell’ex convento, dove erano posizionati i banchi di assaggio delle varie cantine delle Marche aderenti alla FiVi. Passerina, Pecorino, Verdicchio (spumantizzato e fermo), Ribona (meglio conosciuto come Maceratino) tra i bianchi, Montepulciano (nella versione Offida Rosso per il Piceno e Rosso Conero per l’Anconetano), Sangiovese e Bordo’ (antico vitigno riconducibile alla Grenache riscoperto da alcuni anni), vino quest’ultimo su cui si cimentano sempre più vignaioli Piceni. Ma anche vini da vitigni internazionali: Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Syrah su tutti. Questi i vini che i tantissimi appassionati hanno potuto assaggiare nel corso della kermesse, discutendone con gli stessi produttori (quando la calca lo permetteva). Un’edizione dunque che va in archivio con il segno positivo, nonostante qualche piccola, inevitabile “sbavatura” organizzativa (ad esempio sul servizio ristorazione all’interno del complesso, ma ci rendiamo conto che non era facile preventivare un così massiccio afflusso di gente). Soddisfatti i produttori, soddisfatti anche avventori ed appassionati che hanno potuto degustare vini a volte non solo difficili da reperire ma anche dal costo elevato, come ad esempio i tanti Bordò che facevano capolino tra i banchi delle cantine Picene, capitanate da sempre più giovani vignaioli che portano in dote voglia di fare (bene), curiosità, verve e coraggio a sperimentare. Un bell’auspicio di questi tempi.
Passando agli assaggi, e correndo il rischio di dimenticarne alcuni, siamo rimasti favorevolmente colpiti dall’alta qualità media riscontrata, anche dai vini base o altrimenti detti “entry level” se vogliamo darci un contegno internazionale. Ottimo lo spumante metodo classico “Ousia” della cantina Socci, un pas dosè da uve verdicchio che sosta 30 mesi sui lieviti, così come molto buono anche il loro Marika, un verdicchio classico superiore; sempre buonissimi i verdicchi Capovolto e Passolento de La Marca di San Michele, al pari di quelli di Fattoria Nanni’ (dall’ottimo rapporto qualità/prezzo) che sfodera anche un’ottima Ribona. Buono il verdicchio di punta - Sciocchina il nome - dell’azienda Albamocco, così come la riserva di verdicchio di Matelica di Casa Lucciola. Sempre al top, poi, il Fiobbo Pecorino di Aurora, il Mida Pecorino sia fermo che spumantizzato (metodo classico, 24 mesi sui lieviti) della cantina castoranese Allevi Maria Letizia, il Marke Pecorino macerato di Clara Marcelli, i Pecorini Donna Orgilla e Giulia Erminia di Agricola Fiorano, l’Alta Lama Pecorino ultimo nato in casa Pantaleone, il Lefric Marche Bianco di Vigneti Vallorani. Degni di menzione anche due altri Metodo Classico: il pas dosè da uve verdicchio di Liana Peruzzi e Le Tempo, un 24 mesi da uve Pecorino dell’azienda Cossignani. Passando ai rossi, molto interessanti i vini di Clara Marcelli: dall’inossidabile K’Un da uve Montepulciano, al Ruggine Bordò alla novità Batatè, un Marche Rosso Igt da uve Syrah; molto validi anche i rossi di Fiorano, ovvero il Ser Balduzio Marche Rosso Igt da uve Montepulciano ed il Gallo Otto Igt (in collaborazione con Elio, di Elio e le Storie Tese) da uve Syrah in prevalenza ed affinato in anfora. Molto interessante il Pinot Nero dell’azienda Capacchioli Tattini che in quel di Cupi di Visso, a circa mille metri d’altezza, riesce a produrre vini di caratura come questo, molto fine ed elegante. Altro Syrah che ha trovato posto nella nostra agenda, quello di Terra Argillosa. Per chiudere la batteria dei rossi Piceni, non si può infine non menzionare il Konè di Vigneti Vallorani, un Piceno Superiore Dop da uve Montepulciano e Sangiovese. Capitolo a parte i Bordò, con il già citato Ruggine di Clara Marcelli, ma anche il Red di Cameli Irene, Ribalta di Pantaleone, Michelangelo di Dianetti, Isra di Allevi Maria letizia, Bordò di Poderi San Lazzaro: tutti vini degni di nota, eleganti e ben fatti ed il cui unico “difetto”, come abbiamo accennato all’inizio, è che costicchiano e quindi non sono per tutte le tasche. Molto buoni anche i Rosso Conero assaggiati, due su tutti: il sempreverde Dorico di Moroder ed il Grigiano riserva di Malacari, che ci ha deliziato anche con un 2006 semplicemente strepitoso. Per ultimo abbiamo lasciato un vino che ha fatto la storia dell’azienda e non solo, ovvero l’Akronte di Boccadigabbia, un Cabernet Sauvignon potente e sontuoso ma allo stesso tempo morbido ed aggraziato. Un vero campione di razza. Arrivederci al prossimo anno, anche se molte delle cantine presenti ad Offida ed aderenti alla FiVi, le ritroveremo presto, ovvero i prossimi 4 e 5 giugno ad Offagna, dove nella splendida cornice di Villa Malacari si terrà la seconda edizione della “Festa di Campagna” di Terroir Marche, nel decennale dalla fondazione del Consorzio di vignaioli marchigiani.
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PIERO LUCIANIGiornalista pubblicista appassionato di vini, in particolare bollicine. Amo bere bene in compagnia possibilmente al cospetto di una buona tavola. Archivi
Maggio 2023
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