Sagrantino in (ottima) salute, con l’annata 2019 che torna dopo tre anni a fregiarsi delle “cinque stelle” e 95/100, ovvero annata ritenuta eccezionale e valutata con il massimo riconoscimento in termini qualitativi; Trebbiano Spoletino oramai lanciato verso l’Olimpo dei vini bianchi; Grechetto che denota un po' di appannamento, dando l’impressione di essersi seduto sugli allori che furono. Questa la fotografia appena scattata che arriva da “Anteprima Sagrantino 2019”, iniziativa a cura del Consorzio Tutela Vini Montefalco tenutasi nella città umbra il 19 e 20 aprile scorsi, e che da quest’anno cambia il suo concept e diventa “A MONTEFALCO”. Nuovo naming che racchiude il senso di quello che oggi questo territorio vuole raccontare in termini di sviluppo economico, culturale e sociale dove tutto ancora ruota intorno al vino ed al suo vitigno principe ma che ora si vuole usare come volano e leva di sviluppo di un territorio che ha anche altre peculiarità. “Montefalco è terra per il vino – fanno sapere infatti dal Consorzio -, non è più solo Sagrantino e non è più solo un’Anteprima. Si interpreta così l’idea di un moto a luogo, guidati da una “A”, la prima lettera dell’alfabeto che è un po’ un ritorno alle origini, ma che indica anche il desiderio di scrivere nuove pagine, ripartire, iniziare a raccontare una storia nuova. Un format rinnovato e che vuole essere sempre più aderente alle esigenze di un settore che sta fortemente cambiando pelle, regole e direzione”. Del resto, è indubbio che Montefalco ma anche Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria debbono molto se non tutto al binomio vino-turismo, dove però all’equazione vino=Sagrantino da qualche anno si è aggiunto il Trebbiano Spoletino, vitigno sul quale diversi operatori e vignaioli - 72 le cantine consorziate - puntano molto e dal quale stanno già ricevendo belle soddisfazioni di mercato. A livello generale, nei 24 campioni di Montefalco Sagrantino Docg 2019 in degustazione - sempre pochi (anche se finalmente si è dato uno stop ai “campioni di botte”), segno evidente di un vino che ha bisogno di più tempo per esprimersi al meglio - si è potuto riscontrare ancora una volta il trend intrapreso ormai da oltre un decennio, indirizzato alla ricerca di eleganza, sottrazione e bevibilità. Ma torniamo alla due giorni di degustazioni, senza prima aver detto che quest’anno a vincere il Gran Premio del Sagrantino 2023, concorso nazionale per sommelier promosso dall’AIS, è stato Andrea Gualdoni della Delegazione AIS Cremona-Lodi e sommelier del ristorante “Da Vittorio” di Brusaporto (Bergamo) dei fratelli Cerea, seguito da Michele Manca – Delegazione AIS Rovigo e Daniel Tamburri – Delegazione AIS Isernia. A premiare Gualdoni il presidente nazionale AIS Sandro Camilli e il presidente regionale AIS Umbria, Pietro Marchi.
Note di degustazione Nella sempre splendida cornice della sala consiliare di Palazzo Comunale, impreziosita da raffinate decorazioni ottocentesche, sotto l’abile regia di uno stuolo di sommelier AIS ed al cospetto di una “carta dei vini” forte di oltre 150 referenze – forse troppe, anzi decisamente troppe per un’ora e mezza a disposizione -, abbiamo avuto modo di degustare il meglio della produzione dell’intero Distretto vitivinicolo di Montefalco. Di seguito, i vini che ci hanno maggiormente colpito ed entusiasmato, consci del fatto che su questa materia ogni giudizio è sempre opinabile. Ad iniziare dai grechetti, ad impressionarci favorevolmente è stato il grechetto 2022 di Antonelli: colore giallo paglierino carico. All’olfatto risulta fresco, fruttato e floreale con note agrumate. Al palato denota una buona struttura e gradevole freschezza. Buoni anche i grechetti Clarignano 2022 di Colle Ciocco (con saldo di Viogner) dal naso intenso e fruttato e con una bocca fresca e sapida nella sua morbidezza, e quello della cantina Dionigi. Tra i Trebbiani Spoletini, dai profumi di erbe aromatiche e note retro olfattive agrumate unite ad una spiccata freschezza e sapidità, sugli scudi quelli di Bocale, Perticaia, Antonelli, Ilaria Cocco, Colle Ciocco, Romanelli. Molto buono anche il Trebbiano Spoletino Superiore 2020 de Le Cimate. Passando ai Montefalco Rosso e Rosso Riserva, sulla memoria del nostro taccuino sono rimasti impressi in particolar modo il Boccatone 2018 (60% Sangiovese, 15% Sagrantino e 25% Barbera) di Tabarrini e Molinetta 2018 (80% Sangiovese, 20% Sagrantino) di Romanelli. Ultimi ma non certo ultimi, i Montefalco Sagrantino Docg. Su tutti (o almeno su quelli che abbiamo degustato, perché confessiamo di non averli provati tutti anche per i motivi espressi sopra): Vitruvio 2016 di Briziarelli, Phonsano 2016 di Ilaria Cocco, Collenottolo 2016 (forse uno dei migliori) di Tenuta Bellafonte, Terra Cupa 2017 di Romanelli, Colle Grimaldesco 2018 di Tabarrini ed infine i due sagrantini di Caprai: Collepiano e Valdimaggio (più il secondo del primo), entrambi annata 2019. Fantastica anche la versione 2019 (uscita a tre anni dalla 2016, ultima annata prodotta) del Medeo, cavallo di razza di Romanelli, degustato direttamente in cantina e che, ça va sans dire, darà il meglio di sé tra qualche anno. Insomma, un’Anteprima Sagrantino 2019 che va in archivio con molte luci e poche ombre, preludio ad un futuro ancora più roseo per il Sagrantino, per Montefalco e per chi ama il buon bere a prezzi (ancora) sostenibili.
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PIERO LUCIANIGiornalista pubblicista appassionato di vini, in particolare bollicine. Amo bere bene in compagnia possibilmente al cospetto di una buona tavola. Archivi
Maggio 2023
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